Il riferimento a Ferdinando imperatore consente di riportare questa canzone agli anni precedenti il 1848. È uno dei canti risorgimentali più fortunati, giunto fino a noi attraverso il repertorio militare e della Resistenza (con qualche modifica). Presente anche nei cnaoznieri ufficiali della prima guerra modiale (consentito in quando l'episodio di diiserzione appariva come avvenuto nell'esercito austriaco) esso fu cantato con spirito ben altrimenti contestatario.
Ero povero ma disertore
E disertai dalle mie frontiere
E Ferdinando l'impe - l'imperatore
Che mi ha perseguità.
Valli e monti ho scavalcato
E dai gendarmi ero inseguito,
quando una sera mi addo - addormentai
e mi svegliai incatenà.
Incatenato le mani e i piedi
E in tribunale mi hanno portato
E il pretore mi ha do - mi ha domandato
Perché mai sei incatenà.
Io gli risposi francamente:
"Camminavo per la foresta,
quando un pensiero mi vien - mi viene in testa
di non fare mai più il soldà."
Caro padre che sei già morto
E tu madre che vivi ancora,
sei vuoi vedere tuo figlio alla tortura
condannato senza ragion.
O compagni che marciate,
che marciate al suon della tromba,
quando sarete sulla - sulla mia tomba
griderete: "pietà di me!"